14 novembre 2022
“Periodicamente assistiamo alla divulgazione di dati e connesse riflessioni che pretendono di arrogarsi il diritto alla difesa e alla promozione del principio di concorrenza, raramente offrendo analisi che siano rispettose delle particolarità e delle specificità del territorio nazionale”.
Così in una nota il Segretario Generale, Maurizio Lago, e il Coordinatore regionale del settore taxi Alessandro Atzeni.
“Per questo motivo non siamo affatto sorpresi dai contenuti di un articolo pubblicato oggi da una nota testata giornalistica dove, nuovamente, si rimarca la necessità di nuove licenze taxi sulla base di dati medi nazionali, commettendo l’errore di non considerare tutti gli altri fattori che, in una maniera o nell’altra, condizionano il servizio del trasporto pubblico non di linea.”
Continuano i sindacalisti:
“Per quanto riguarda Roma, ad esempio, negli ultimi quindici anni le licenze rilasciate sono state circa 2000, che sommate alle precedenti portano ad un numero complessivo di circa 8000. Quindi, se la matematica non è un’opinione, in considerazione del numero degli abitanti la Capitale offre un taxi ogni 350 persone. Numero molto distante dalla media nazionale che, secondo il quotidiano, indica un taxi ogni 2000 abitanti.”
“Inoltre, – continua la nota – andrebbero considerati altri fattori come, ad esempio, la percentuale delle persone che abitualmente usano il taxi e le condizioni generali della mobilità. Infatti, la percentuale di utenti che usa il taxi aumenta in modo esponenziale quando il trasporto pubblico locale mostra evidenti carenze come successo, ad esempio, con la chiusura serale per manutenzione della metro A che durerà fino ad inizio 2024.”
“Sul tema del ribasso delle tariffe, fin quando i costi di gestione legati a carburanti, assicurazioni, tasse, beni strumentali e varie manutenzioni continueranno la loro inarrestabile ascesa sarà impossibile intervenire ma, viceversa, in alcuni territori saranno necessari incrementi. A tal proposito – concludono Lago ed Atzeni – ricordiamo che a Roma, rifiutandoci di considerare il vergognoso adeguamento del 4% concesso dalla giunta Raggi come tale, le tariffe sono ferme da dodici anni”.
